Il Carisma della Passione, ispirato dallo Spirito, nella Chiesa per l’Umanita’

1720 – Una pietra miliare nella storia della Congregazione Passionista. Dopo le prime ispirazioni Paolo della Croce ne scrive la Regola di vita. Nel 2020 si festeggia appunto il 3° centenario di questo inizio. 1771 – Un altro evento storico. Dopo innumerevoli sogni, progetti e tentativi viene aperto a Corneto Tarquinia (Vt) il primo Monastero delle Religiose Passioniste, ramo femminile contemplativo della Congregazione. Il 3 maggio 2021 si ricorderà il 250° anniversario di tale data. Nella prefazione al primo testo della Regola Paolo della Croce racconta diverse ispirazioni e visioni ricevute da Dio per precisare sempre meglio la sua particolare vocazione. Il desiderio di ritirarsi in solitudine e “ queste aspirazioni il mio caro Iddio me le dava con molta soavità di cuore”. E un’altra di “radunar compagni, per stare poi uniti assieme, per promuovere nelle anime il s.timor di Dio”. Poi la prima visione: “mi vidi in spirito vestito di nero sino a terra, con una croce bianca in petto e sotto la croce avevo scritto il Nome SS.mo di Gesù in lettere bianche. Di lì a poco tempo vidi in spirito a porgermi la s. tonaca con il nome SS.mo di Gesù e la croce tutta bianca; ed io con giubilo di cuore l’abbracciavo. Dopo queste visioni della s. tonaca con il SS. Segno, mi ha dato Iddio maggior desiderio ed impulso di congregare compagni, e con la permissione di Santa Madre Chiesa fondare una Congregazione intitolata: I Poveri di Gesù. E dopo di ciò il mio Dio m’ha fatta restare infusa nello spirito la forma della Regola santa, la quale per fare la s. obbedienza andrò scrivendo con la grazia dello Spirito Santo”. E conclude la Regola dicendo che “ scrivevo tanto presto come vi fosse stato in cattedra uno a dettarmi.” (325 PREFAZIONE AL PRIMO TESTO DELLA REGOLA – Lettere ai Passionisti ed.’98) Da questo resoconto del Fondatore si desume come lo Spirito Santo sia stato il principale artefice del nuovo Carisma che Paolo era destinato a incarnare in sé e a diffondere mediante la Congregazione Passionista. Lo si può dedurre anche dalla grande importanza che attribuisce alla solennità di Pentecoste e dalla lunga lettera che indirizza ai suoi figli nel 1750 perché celebrino santamente: “ la dolce e sopra giocondissima solennità dello Spirito Santo, alla quale ciascuno deve prepararsi per ricevere degnamente nella casa interiore dell’anima sua, un tanto sovrano ospite, anzi il suo Signore e Dio.” Come frutto del Paraclito auspica la carità vicendevole: “questa pace, che è frutto dello Spirito Santo, vi farà crescere in carità gli uni con gli altri, essendo un sol cuore in Gesù Cristo…

Vi preghiamo in ultimo a celebrare la santissima prossima Novena tutti congregati in uno…In questa unione di fede e di carità invochiamo, o carissimi, tutti insieme lo Spirito Paraclito, Spirito consolatore che venga a riempire tutta la casa interiore dell’anima nostra e tutta la nostra povera Congregazione”. (330 Lettera per la Pentecoste Lettere ai Passionisti ed.’98) Lo Spirito Santo gli aveva indicato quale via prendere e quale forma dare al nuovo Istituto che gli aveva suggerito e Paolo si teneva costantemente docile ai suoi consigli per procedere con sicurezza nella volontà di Dio. Anche alle persone da lui dirette spiritualmente raccomandava questa docilità. “Soprattutto si lasci guidare dallo Spirito Santo”, scrive nel 1741 a Maria Crocifissa Costantini, la futura prima Superiora delle Passioniste. E nel 1766: “Ho viva fiducia in Dio che nella prossima solennità di Pentecoste le infonderà con maggior pienezza i doni dello Spirito Santo; e perciò lei ci stia preparata in vera solitudine interna, adorando Iddio in spirito e verità, senza voler altro che il suo santo amore e la maggior gloria sua in tutte le sue operazioni; in tal forma sarà disposta a ricevere lo Spirito Santo.” (Lett. II ed. 1924) A Lucia Burlini nel 1748 suggerisce: “Vi prego quanto so e posso, ad obbedire ai dolci inviti interiori dello Spirito Santo: Gesù vuole da voi un altissimo staccamento da tutto il creato, una vera morte mistica a tutto ciò che non è Dio, una grande nudità e povertà di spirito, per essere tutta vestita in fede purissima e s. amore di Gesù Cristo. (48 Lettere ai Laici ed.2000) Nel 1769 scrive a P. Tommaso Fossi : “Si porti sempre all’orazione qualche mistero della SS.ma Vita e Passione di Gesù Cristo, e se poi lo Spirito Santo lo tira al raccoglimento piú profondo interno, seguiti l’aura dello Spirito Santo, ma sempre per mezzo della SS.ma Passione.(285 – Lettere ai Passionisti ed.’98) Qui siamo al cuore del carisma che Paolo ha ricevuto e vive ogni giorno nello Spirito. Ogni Passionista mette al centro della sua quotidiana preghiera la vita e la Passione di Gesù. Poi obbedisce allo Spirito Santo che può condurlo a vivere un più profondo raccoglimento in Dio. Ma anche in questo stato la persona resta unita al Signore mediante la Passione. Infatti Paolo suggerisce di non 

perdere mai di vista la Passione per quanto ci sia dono di raccoglimento. Cristo nella Passione ha realizzato la più grande e stupenda opera del divino amore mediante lo Spirito Santo, che l’ha condotto in tutta la sua vita terrena e in modo particolare nella “sua Ora”. Così pure questo divino Spirito avvicina noi, suoi discepoli, al mistero della Passione e riproduce in noi i lineamenti di Gesù crocifisso e risorto. Lo stesso Spirito ci unisce all’offerta del Signore, che si fa viva e presente nell’Eucaristia, memoriale della Passione. In unione al sacrificio di Cristo collaboriamo alla sua opera di salvezza universale, attiriamo a Lui i fratelli e le sorelle del mondo intero. Nello Spirito partecipiamo all’amore stesso di Gesù e diveniamo con Lui un solo Corpo e un solo spirito, la Chiesa, e viviamo nella dimensione della grazia e della santità, dono di Dio. Così l’ ha compreso la ven.Madre M. Maddalena Marcucci, fondatrice delle Passioniste in Spagna, nei suoi scritti spirituali: “Il segreto della santità è l’amore. Chi avrà scoperto questo tesoro col quale può far volentieri a meno di tutti gli altri mezzi che aveva prima, ringrazi lo Spirito Santo, spirito d’amore, al quale è riservato di far intendere alle anime i segreti dell’amore.” (M.Maddalena Marcucci cp. – La Santità è amore, 4) Dopo l’avvio di Paolo della Croce, generazioni e generazioni si sono avvicendate nel suo Istituto, ferventi missionari e generose monache contemplative; sono passati gli anni e i secoli fino a questo 3° millennio. Il Carisma si è dilatato, approfondito, si è colorato di nuove sfumature, si è arricchito di speciali contenuti, ma in fondo è rimasto sempre uguale. Lo stesso Spirito infatti ce lo dona e il Fondatore come modello esemplare ce lo trasmette. Il carisma della Passione è nato come contemplazione della Croce di Gesù, via all’unione con Dio e alla solidarietà con i fratelli e sorelle, soprattutto i più sofferenti.

 Paolo lo ha consegnato anzitutto ai suoi figli, i missionari Passionisti, insegnando loro ad attingere nella preghiera e nella solitudine l’energia capace di convertire le genti. Sul finire della vita poi lo ha comunicato alle sue figlie, le monache Passioniste, per le quali questa contemplazione è anche mezzo di apostolato. La Chiesa, Madre e Maestra, in questi ultimi anni per mezzo di Papa Francesco, rinnova il suo apprezzamento e riconoscimento grato “per la singolare forma di sequela Christi che conducono le monache di vita contemplativa, dono inestimabile e irrinunciabile che lo Spirito Santo continua a suscitare nella Chiesa.” (VDQ,8) Per incoraggiare questa particolare scelta di vita, la delinea così:

Qui le figlie della Passione si sentono particolarmente animate a incarnare il loro specifico carisma. Vivono nel silenzio e nella solitudine per ascoltare lo voce dello Sposo che dice quanto ci ama e quanto ha sofferto per noi e contemporaneamente per ascoltare gli uomini e le donne del nostro tempo. Il silenzio non è per loro semplice assenza di parole e di rumori mondani, ma è l’ambiente ideale per ascoltare la Parola di Dio, che risuona quotidianamente nella Liturgia, nell’Eucaristia e nel segreto del cuore. Per noi Passioniste è soprattutto la Parola della Croce che ci raggiunge e ci interpella e ci fa scorgere quanto e come Gesù ci ama. Dice l’apostolo Paolo: ”La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio”. (1 Cor 1,18) Dal Crocifisso si sprigiona quell’amore e quella salvezza che abbracciano il mondo intero. Noi non facciamo altro che raccoglierli a piene mani e riversarli su tutti e ciascuno. I nostri fratelli e sorelle in umanità hanno ciascuno i loro problemi, le loro ferite, le loro aspirazioni e le loro speranze. Noi facciamo da ponte; li mettiamo in contatto con Colui che solo può saziare la loro fame di felicità e di redenzione, il Cristo risorto.

A distanza di due secoli e mezzo questa missione non è esaurita, ma si rinnova ogni giorno. Perciò la Chiesa ha eretto il 29 Giugno 2018 la Congregazione delle Monache della Passione di Gesù Cristo. “La Congregazione è stabilita per promuovere la crescita e la vita dei monasteri sui juris, membri della Congregazione, secondo il Vangelo, la Regola di San Paolo della Croce, le proprie Costituzioni e gli Statuti generali cosi da contribuire alla crescita del Corpo di Cristo. Radicate nel Vangelo, legge suprema della vita cristiana, la Regola e le Costituzioni incarnano l’ispirazione monastica e la spiritualità specifica, vissuta sotto l‘azione dello Spirito Santo, nella fedeltà creativa secondo le circostanze del tempo in costante evoluzione.” (Statuti generali, 1-3) Vengono incoraggiati “la carità e la conoscenza vicendevole così da favorire l’aiuto fraterno e la collaborazione effettiva dei monasteri tra loro e verso la Congregazione”.(Statuti, 35) Così, cementate da questa comunione sarà più incisiva, per noi monache, l’adesione al mistero della Croce e più efficace il sostegno orante da donare all’umanità.


Sr. M. Cecilia dello Spirito Santo – Passionista (Maria Pia Mongiardino) Monastero di Genova Quarto (Italia)

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