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Cari Madri e Sorelle,
Vi mando le mie fervide preghiere perché possiate fare esperienza di un tempo avvento e di Natale veramente mariano e ricolmo di Cristo. La liturgia e lo spirito dell’Avvento ci invitano ad assaporare in profondità la Parola della Vita e ad un più intenso desiderio di unione con lo Sposo, mentre, a nome dell’intera Chiesa e di ogni persona umana, gli gridiamo ardentemente: “Vieni, Signore Gesù!” (cf. Ap. 22, 20). Vieni dentro ogni cuore!
Vi mando l’icona qua sopra che può alimentare il nostro cammino spirituale non solo durante l’Avvento, ma anche per tutta la vita. Senza dubbio conoscete già diverse varianti di questa icona (“Nostra Signora del segno”) la cui origine è in realtà molto antica, grazie all’intuizione mistica della Chiesa sul mistero di Maria e della Chiesa. Anche se questa icona può essere “letta” e “pregata” in molti modi, vedendo in essa la maternità di Maria del Divin Sacerdote Redentore, così come l’unione della Chiesa con il grande Sommo Sacerdote, possiamo anche vedere in essa un’immagine della nostra unione con il Cristo orante. Dalla nostra contemplazione di Gesù che vive in Maria, lo Spirito Santo può rapidamente attirarci alla contemplazione di Gesù che vive in noi stessi e questo può essere di grande aiuto per sostenere il nostro spirito di raccoglimento durante il giorno.
Come Maria, anche noi siamo portatori di Cristo in ragione della grazia santificante e della presenza divina ricevuta per la prima volta nel battesimo e costantemente approfondita attraverso la vita sacramentale. La vita che viviamo ora, infatti, non è nostra: Cristo vive in noi (cfr Gal 2, 19-20). Si noti che in questa icona Cristo è raffigurato come un sacerdote le cui mani sono alzate in preghiera. In verità, il grande Sommo Sacerdote che dimora in noi “vive per sempre per intercedere” (cfr Ebrei 7, 25). Si noti anche che le mani oranti di Maria (un’immagine di noi stesse) sono raffigurate come un prolungamento della preghiera di Cristo.
Questo è molto significativo per noi monache contemplative, che dimoriamo in spirito nel cuore stesso della Chiesa e del mondo, in questi tempi difficili e spesso violenti. A questo proposito, Vultum Dei Quaerere n.17 ci offre qualcosa su cui dovremmo riflettere spesso: “Il libro dell’Esodo ci mostra che Mosè con la sua preghiera decide la sorte del suo popolo, garantendone la vittoria sul nemico quando riesce a tenere alte le braccia per invocare l’aiuto del Signore. Questa mi pare un’immagine molto espressiva della forza e dell’efficacia della vostra preghiera in favore di tutta l’umanità e della Chiesa… Anche oggi, come allora, possiamo pensare che le sorti dell’umanità si decidono nel cuore orante e nelle braccia alzate delle contemplative”.
Si potrebbero scrivere molti libri sugli strati profondi, ricchi di significato, di questa magnifica icona, ma ho condiviso con voi questi pochi pensieri per invitarvi alla riflessione affinché tutte le monache della nostra Congregazione Monastica possano ricevere la grazia di una nuova realizzazione della inabitazione divina e, in particolare, di Cristo che abita e prega in noi, in modo che tutta la nostra vita diventi un Avvento di Cristo, portatore di Cristo per il mondo, fino a quando non saremo “ricolme di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,19). Più rimaniamo in Cristo e Lui rimane in noi, più efficace è il ruolo che svolgiamo nel decidere il destino dell’umanità.
Ognuna di noi può dire questo: questo profondo mistero continua incessantemente dentro di me giorno e notte, perché il Divin Sommo Sacerdote che abita dentro di me è sempre in contemplazione e adorazione del Padre, e offre preghiere e suppliche per la salvezza del mondo, come ci dice il n. 2, parte II delle nostre Costituzioni. Perciò, quando sono a Messa e nell’Ufficio Divino, Cristo prega in me e mi invita nella sua preghiera. Quando cucino, pulisco, pulisco, ricreo, lavoro in giardino, mi occupo della manutenzione degli edifici, faccio la banca del monastero, gli acquisti e altri lavori amministrativi, e anche quando dormo, la preghiera del grande Sommo Sacerdote non cessa mai in me e sono sempre in grado di offrire la Sua preghiera al Padre.
Quando soffro, e in particolare quando la sofferenza rende quasi impossibile pronunciare una parola di preghiera, è allora che nella debolezza della mente e del corpo, ma credendo fermamente nella potenza e nell’efficacia della preghiera sofferente di Cristo, nella mia povertà posso semplicemente offrire la preghiera di Cristo al Padre come la mia preghiera. E infine voglio anche sottolineare che in situazioni complesse e confuse, dove la Santa Volontà di Dio non è chiara e non so per cosa pregare, sì, anch’io posso offrire con fiducia al Padre la preghiera che il suo Figlio prediletto sta pregando dentro di me (Padre mio, ecco il tuo Figlio! Ecco la sua preghiera che io ti offro come mia preghiera!). In questo modo posso essere sicura di pregare per il perfetto compimento della volontà del Padre, anche se non mi è chiara.
C’è molto da riflettere e da mettere in pratica nel n.2 della parte II delle nostre Costituzioni. Ecco l’intero brano: “Le comunità dedite interamente alla contemplazione cercano nel silenzio, nella solitudine e nell’orazione di essere continuamente unite a Cristo che contempla, adora il Padre e lo prega per la salvezza degli uomini, e prolungano così l’aspetto contemplativo della missione di Gesù”. Gesù che vive in noi, Gesù che prega in noi, questa è la fonte dell’efficacia delle preghiere e delle suppliche che offriamo, così come della nostra stessa contemplazione e adorazione.
Invochiamo dunque lo Spirito Santo tramite la potente intercessione di Nostra Signora dell’Avvento, affinché tutte noi diventiamo sempre più consapevoli del tesoro che portiamo nei nostri poveri vasi di creta. Cerchiamo di essere veramente portatrici di Cristo, in cui Gesù vive e prega, opera e soffre.
Concludo questa parte della mia lettera circolare con un’altra promessa delle mie preghiere sincere per ognuna di voi e, da parte del Consiglio Generale, vi ringrazio molto per le preghiere, i sacrifici e la collaborazione che ci offrite continuamente. Siete una fonte di gioia, anche quando insieme dobbiamo lottare per bere il calice che il Padre ci offre. Alla fine, ciò che è importante per l’eternità e per la gloria di Dio è che “agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef. 4, 15-16).
Nell’essere autentiche contemplative, che vivono e pregano in Cristo, preghiamo di poter veramente costruire la nostra Congregazione monastica nell’amore! Abbiate un Avvento ricco di grazia!
Inviandovi il mio amore e le mie preghiere in Gesù e Maria,