Avvento, tempo d’attesa

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Il primo avvento dell’umanità comincia agli albori della storia, dopo il peccato d’origine. I progenitori, consapevoli di aver perduto l’amicizia di Dio, attendono un liberatore che il Signore stesso ha promesso. Rivolgendosi al seduttore dei primi uomini, Dio afferma:

«Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna,  fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». (Gen 3, 14. 15)

L’attesa si fa più struggente quando gli uomini, divenuti un popolo, sarannno schiavi in Egitto e più tardi prigionieri in Babilonia. Allora comincierà l’attesa di un Messia, l’unto di Dio, che riscatterà la vita dei suoi servi. I profeti a più riprese ne annnciano la sua venuta. “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele.” (Nm 24,1) “Poiché tuo sposo è il tuo creatore,Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo d’Israele, è chiamato Dio di tutta la terra.” (Is 54,5) Nella pienezza dei tempi il Messia atteso arriva da Betlemme anch’essa già profetizzata.  È Gesù, il Figlio del Padre che per opera dello Spirito Santo nasce da Maria Santissima. Lui  custodito da Giuseppe e da lui istruito nel mestirere di falegmame, riscatterà il male e porterà la pace. Ma alcuni specialmente fra i capi non lo accoglieranno, ritenendolo un falso Messia. Lo condanneranno e lo crocifiggeranno. Tutto ciò Gesù aveva annunciato insieme alla sua risurrezione il terzo giono e al suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.

Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi.  Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». (At 1,9.11)

Già i profeti lo avevano predetto.  “Così dice il Signore: Si affrettino e salgano le nazioni alla valle di Giòsafat, poiché lì sederò per giudicare tutte le nazioni dei dintorni. Allora voi saprete che io sono il Signore, vostro Dio, che abito in Sion, mio monte santo,e luogo santo sarà Gerusalemme.”
(Gl 4, 12)  Questo ritorno di Gesù è pure paragonato ad una festa di nozze.

Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo.  Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. A mezzanotte si alzò un grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!». Le stolte dissero alle sagge: «Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono» «Andate piuttosto dai venditori e compratevene». Arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: «Signore, Signore, aprici!». Ma egli rispose: «In verità io vi dico: non vi conosco». Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”  (Mt 25,1-4.6.8- 13)

C’è dunque l’attesa di una venuta ultima in cui il Signore giudicherà tutte le nazioni e tutti i singoli uomini.  L’atteggiamento più consono a questa venuta è perciò la vigilanza per non trovarsi impreparati a quest’arrivo. È una venuta che deciderà della nostra eternità. Allora l’appello sarà finale e la sentenza definitiva. Ma affinché l’attesa non perda il suo mordente Gesù continuamente viene nella storia e nella vita di ciascuno.  La nostra esistenza dunque deve trascorrere fra la venuta quotidiana e quella finale di Cristo giudice.

L’Avvento dunque non è concluso e per questo motivo la Liturgia ce lo propone ogni anno. Ravviva la nostra quotidiana attesa del Signore, facendo memoria della discesa nel mondo del Figlio di Dio.Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt 28,20) ci ha promesso Gesù prima di salire al Padre.

Questo avvento intermedio, come lo chiamano i Padri della Chiesa, è il più misterioso e nascosto perché Gesù non appare vivo come ai discepoli, né glorioso come nel giudizio.

Ci vuole lo sguardo del cuore per saperlo riconoscere e scorgerlo nei fratelli e sorelle, sotto le quali sembianze si nasconde. Ecco ad es. come Cristo accoglierà i suoi fedeli che lo hanno  amato e assistito in questa vita.

«Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». (Mt 25, 34 -36.40)

Questo brano è abbastanza chiaro da permetterci di rivivere bene il prossimo Avvento, come ricordo della nascita temporale di Cristo, prepararci al suo avvento glorioso , vivendo nel presente ogni occasione di incontro con Lui.

Come vivono le Passioniste il tempo dell’Avvento? Anzitutto nel ricordo orante della venuta del Verbo nel mondo, come suggerisce il Fondatore :S’avvicina il tempo del sacro Avvento, in cui la santa Madre Chiesa celebra le memorie di quel divino sposalizio, che il Verbo eterno ha fatto con la natura umana nella sua sacratissima Incarnazione. Contempli, figlia mia, questo altissimo Mistero d’infinita carità, e lasci che l’anima sua abbia tutta la libertà d’ingolfarsi ed immergersi in quel mare infinito d’ogni bene; desideri e preghi che presto si faccia il grande sposalizio d’amore tra Gesù e l’anima sua. (Lett. Laici 442)

L’attesa è fatta di virtù sode come ancora le indica S. Paolo:  “E giacché il dolcissimo Gesù nasce nella nostra commemorazione in questa sopra soavissima solennità, facciamoci ancor noi bambini con esso, nascondendoci sempre più nel nostro vero nulla, umili, semplici come bambini, con l’esatta obbedienza, schiettezza, chiarezza di coscienza, amore alla santa povertà, amore grande al patire, e soprattutto una vera semplicità fanciullesca, nella vera, esatta osservanza delle sante Regole e Costituzioni,  ma lasciarci governare, dirigere e maneggiare dai nostri superiori, che il buon Dio ha posto a governare e dirigere questa povera Congregazione.”

L’attesa finale del Signore ognuna la coltiva come meglio crede, ma soprattutto come dice            San Paolo della Croce nella Regola primitiva (218):nel fine d’ogni mese tutte faranno il ritiro per pensare ad apprendere una vera, buona, e santa morte, facendo uno scrutinio particolare delle loro coscienze”

E l’attesa presente? Poichè Signore ci ha assicurato di essere con noi sempre, si coltiva un’attenzione amorosa a Lui che ci è presente ovunque e lo si accoglie, ama e aiuta nei frarelli e sorelle che incontriamo, sapendo che proprio in essi lo troviamo. Se abbiamo questa disposizione che ci fa vivere sempre con Lui, non ci sarà timore della morte e del giudizio, che sarà per ciascuna la venuta definitiva. Anzi avremo quella serenità che ci descrive il fondatore, con parole ispirate e infuocate:

“O vero Iddio, che sarà dei nostri cuori, quando nuoteranno in quell’infinito mare di dolcezze! Che sarà quando lassù in Cielo saremo tutti trasformati, per amore, in Dio, e saremo paghi di quel Bene infinito, di cui è pago il nostro Dio! Che sarà quando canteremo in eterno le divine misericordie, i trionfi dell’Agnello immacolato, e di Maria   Ss.ma,  nostra  Madre!  Che   sarà  quando canteremo senza cessare quell’eterno trisagio Santo, Santo, Santo, quando insieme dei Santi canteremo quel dolcissimo alleluia! Che sarà mai dei nostri cuori, del nostro spirito: quando saremo uniti a Dio più che non è il ferro al fuoco, che senza lasciar d’esser ferro, pare però tutto fuoco; così noi saremo talmente trasformati in Dio, che l’anima sarà tutta divinizzata! O quando verrà questo giorno? Quando, quando verrà la morte a rompere le mura di questa prigione? Quello sarà il giorno del nostro sposalizio, delle nostre nozze, in cui l’anima nostra con modo altissimo si sposerà col caro Gesù, e sederà in eterno a quel celeste banchetto”. (Lett.Laici, 461)

Similmente la conclusione  dell’Apocalisse ci da una visione luminosa dell’unione con Cristo, quando finalmente finirà l’attesa e l’avvento diventerà visione di Dio.

Vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate».

E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E mi disse: «Ecco, sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio”. (Ap. 21, 2-7)  “In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce.(21,22-24)

Colui che attesta queste cose dice: «Sì, vengo presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù!” (Ap.22,20)

Sr. M. Cecilia dello Spirito Santo – Passionista (Maria Pia Mongiardino)
Monastero di Genova Quarto (Italia)

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