La gioia frutto dello Spirito

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“Protesi alla gioia pasquale sulle orme di Cristo Signore, seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima”. Così abbiamo pregato nei quaranta giorni che precedono la Pasqua. Ora, terminato il tempo penitenziale, la Chiesa ed ogni fedele gusta la gioia, dono del Signore risorto. Infatti, “i discepoli gioirono al vedere il Signore.” (Gv 20,20) Gesù lo aveva predetto loro: “ In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.” (Gv 16,20) Questa tristezza avrebbe caratterizzato i giorni della Passione, ma solo in maniera temporanea. La dimensione duratura era la gioia dell’incontro con il Risorto, gioia che neppure le prove più dure e perfino il martirio non avrebbe più sradicato dal cuore dei discepoli. “Perciò siete ricolmi di gioia, – scrive Pietro – anche se ora dovete essere, vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa.” (1Pt 1,6 – 8) Questo dono Cristo ce lo ha offerto dalla Croce, quando “chinato il capo, consegnò lo spirito. (Gv 19,30) E in effetti l’apostolo Paolo  lo enumera tra i frutti dello Spirito Santo. “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.” (Gal 5,22) Questa gioia germoglia anzitutto nel cuore delle donne che per prime recano l’annuncio della risurrezione di Gesù. “Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.” (Mt 28,8) Poi gradatamente si fa largo negli Apostoli che sono titubanti perfino al momento della sua apparizione. “Mostrò loro le mani e i piedi.  Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?  Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.“ (Lc 24,40-43)  Luca di seguito narra anche l’ascensione del Signore, in cui risplende la gioia dei discepoli che ormai sono certi della presenza di Dio con loro Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse.  Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo.  Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. (Lc 24,50-53)      

Questa gioia messianica, frutto della Pasqua e della Pentecoste, è prefigurata in molti brani della Bibbia. Neemia, al popolo ritornato dall’esilio fa ascoltare la Legge di Dio:” «Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». Tutto il popolo andò a mangiare, a bere e a esultare con grande gioia, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate.” (Ne 8,10-12)  La regina Ester prega per il popolo in un momento drammatico e il Signore la esaudisce: “ Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché, vivi, possiamo cantare inni al tuo nome, Signore.” “Il loro dolore si mutò in gioia, il loro lutto in festa.”    (Est 4,17h -19,22)

Specialmente nei salmi è espressa la felicità di cercare Dio, di stare con Lui. “Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, ma nella legge del Signore trova la sua gioia.”(Sl 1)  “Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.”(Sl 16,11) “Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! “ (Sal 32,11) “Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore.” (Sal 37,4) “A te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali.” (Sal 63,8)  Il salmista chiede la gioia al posto della sofferenza che lo ha colpito e gioisce per le meraviglie compiute  da Dio. “Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti, per gli anni in cui abbiamo visto il male.” (Sal 90,15) “Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.” (Sal 126,5) “Perché mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie, esulto per l’opera delle tue mani.” (Sal 92,5) “Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. “ (Sal 95,2) La gioia del salmista è al colmo quando può salire alla casa del Signore. “Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!” (Sal 122,1) I profeti invitano il popolo a dissetarsi alle sorgenti della divina grazia, che salva e alla consolazione che deriva dalla presenza di Dio.  “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza.” (Is 12,3)  “Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri.” (Is 49,13)  “Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.” (Ger 31,13)  “Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».” (Sof 3,17)

 Nella pienezza dei tempi questa gioia era stata annunziata dagli angeli ai pastori di Betlemme: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.” (Lc 2,10-11) Anche durante la vita pubblica Egli esulta, contento che la sapienza del Padre è rivelata agli umili e agli apostoli comunica la sua parola, fonte di gioia. “ In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.» “(Lc 10,21)  “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.” (Gv 15,11)  La prima comunità cristiana sovrabbonda di gioia, poiché il regno del Signore non è costituito da realtà materiali: “ I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.” ( At 13,52)     “ Il regno di Dio infatti non è cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.” (Rm 14,17) L’ apostolo Paolo ci esorta a donarci al Signore con slancio e generosità: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.”(2Cor 9,7)

Secondo S. Atanasio il Padre,” che per la nostra salvezza consegnò alla morte il Figlio suo, per lo stesso motivo ci fa il dono di questa festività (la Pasqua).  Per mezzo di essa Dio ci accorda quella gioia della salvezza che accresce la fraternità. ”Infatti ecco come S. Luca ci fotografa la comunità dei primi cristiani. “Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.  Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. (At 2, 44-47) Così oggi avviene nelle comunità di vita consacrata in cui si vive una radicale condivisione dei beni necessari alla vita, si partecipa all’Eucaristia da cui scaturisce una gioiosa vita fraterna. Anche le Passioniste perseguono questo modello di vita. Rispettano l’uguale dignità delle consorelle e si rallegrano “che lo Spirito Santo distribuisca i suoi doni come vuole «operando tutto in tutti». La comprensione e il rispetto per le altre, l’accettazione e la stima di tutte incoraggiano a cercare la compagnia delle consorelle in una amicizia sincera che favorisce la pace e riempie di gioia la vita comunitaria. La comunità di vita si alimenta e cresce con la costante e fraterna comunicazione dei suoi membri, in uno scambio di idee che fa loro comprendere meglio come il Dio dell’amore è in mezzo a loro e si manifesta nella pluriforme grazia che distribuisce a tutte. Le religiose riunite per la mensa, trovano un segno di comunione fraterna nel condividere il pane comune. Prendono con riconoscenza, gioia e semplicità di cuore ciò che viene servito, mentre ascoltano in silenzio la lettura. Ogni giorno nei tempi stabiliti nell’orario le religiose fanno la ricreazione insieme per sollevare l’animo ed il fisico e poter comunicare la letizia del cuore con le sorelle. “(Regola e Costituzioni- II p. 72-73; 78-79) Oh se si potesse assistere ad uno di questi tempi di distensione delle Passioniste!  Se si potesse ascoltare le loro voci che si intrecciano e le loro gioiose risate, per una frase scherzosa, per una barzelletta o per un gioco fatto in gruppo, a nessuno più verrebbe da pensare che siano tristi e incapaci di godere della vita.

Ma la gioia delle Figlie della Passione non è superficiale ed effimera, non è legata a cose o a persone. È gioia frutto dello Spirito Santo, che sussiste anche durante le prove e le sofferenze della vita, quando Dio si nasconde e fa silenzio nelle anime nostre. Allora è tempo di camminare nella fede, consapevoli soltanto che Lui ci ama e ci fa rinascere a vita nuova. Il Signore ci chiama a un grande compito, a essere sorelle universali, pronte a sostenere e consolare tutta l’umanità sofferente e disperata. Per questo quale gioia nello Spirito di Gesù risorto può esserci maggiore di questa?

La gioia, ricordiamolo, non è riservata ai consacrati, è alla portata di ogni cristiano che si apra docilmente allo Spirito di Cristo e si lasci condurre sulle vie del bene.

Sr. M. Cecilia dello Spirito Santo – Passionista (Maria Pia Mongiardino)
Monastero di Lucca (Italia)

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