II° Capitolo Generale delle Monache Passioniste
Omelia della Celebrazione Eucaristica di apertura 3 maggio 2025
Cara Madre Presidente e Carissime Sorelle, ringrazio per l’invito a presiedere questa celebrazione di apertura del vostro II° Capitolo Generale, in cui sarete chiamate a vivere l’ascolto e il discernimento, in stile sinodale, guidate dallo Spirito Santo, per verificare e pianificare la vostra Vocazione, Vita e Missione.
Questo evento si celebra nel corso dell’Anno Giubilare, momento di speciale Grazia per la Chiesa, nel quale tutti i battezzati sono invitati a tornare all’origine della Speranza cristiana, che è la Croce di Cristo. Noi Passionisti e Passioniste “siamo già sotto la Croce”, perché la nostra Vocazione nasce e si sviluppa da lì, con l’impegno a fare Memoria della Passione, per la conversione nostra e dei prossimi. Ma questa nostra identità carismatica va rinnovata con generosità e fiducia come ci ricorda il titolo del vostro Capitolo: “Rimanete radicate nel mio amore”.
Oggi ricorre anche la Festa degli Apostoli Filippo e Giacomo, coloro che, come ricorda Paolo nella prima lettura, “hanno trasmesso e annunciato quanto hanno ricevuto”, cioè il Vangelo Gesù Cristo “che morì per i nostri peccati, secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto secondo le Scritture”.
Anche noi siamo chiamati a vivere questa “tradizione apostolica”, ricevendo e donando la Fede come dono gratuito, radicati nella storia della salvezza. Penso che voi abbiate scelto l’apertura del vostro Capitolo proprio oggi, 03 maggio 2025, per commemorare il 03 maggio 1771, giorno della fondazione del primo Monastero passionista a Corneto di Tarquinia (VT). Ma, a sua volta quella scelta, commemorava la Festa della S. Croce, come ci ricorda P. Giovanni Maria Cioni[1]: “Si elesse pertanto per la sacra funzione il giorno 3 di Maggio, dedicato alla Invenzione della SS. Croce, che appunto cadeva di Venerdì, acciò quelle novelle spose del Crocifisso si vestissero a lutto nel giorno della SS. Croce e si ricordassero sempre, che dovevano continuamente far memoria delle amatissime pene del dolce Gesù”.
In questa “data simbolica” si rievoca quindi la vostra chiamata alla Memoria Passionis, figurativamente espressa nel logo di questo Capitolo Generale, che allude anche alla visione che ebbe Lucia Burlini, molti anni prima della fondazione del Monastero di Tarquinia. Nella sua testimonianza, Lucia scrive: “mi parve di trovarmi sopra il Calvario, nel quale vidi l’Amor Crocifisso ed a piedi della Croce moltitudine di anime, che come vedove Tortorelle piangevano il loro morto Sposo, chi ne asciugava le piaghe piene di Sangue, chi ne aggiustava la pelle ai propri luoghi, chi si abbracciava strettamente alla Ss.ma Croce, chi ne lambivano il Divin Sangue, e imbalsamavano il lor cuore, altre come innocenti Colombe, facevano il lor nido nelle sue Ss.me piaghe”.
La visione mistica di Lucia Burlini, che avvenne nel 1751, consolò molto S. Paolo della Croce per il suo desiderio di avere un Monastero Passionista, ma non gli evitò problemi e ritardi nella sua realizzazione, fintanto che si arrivò quasi a desistere del tutto. Ma la Fede e la pazienza del Fondatore non vennero mai meno. Così egli scriveva nel 1770 al P. Tommaso Sagneri, in riferimento alle difficoltà della fondazione del Monastero: “siccome le opere grandi di Dio incontrano sempre delle grandi difficoltà e traversie, così mi conviene combattere qualche poco più, acciò maggiormente risplenda la maggior gloria di Dio, e la grand’opera abbia uno stabile fondamento”.
L’esempio e la fiducia del Fondatore, trovò consonanza nelle prime undici Passioniste che, nonostante le lungaggini e le incertezze, e anche l’estrema povertà degli inizi, non si tirarono indietro, non andarono in crisi, ma con un eroismo impressionante avviarono “la materializzazione” del Carisma della Passione nella modalità di una vita monastica claustrale.
L’esempio di queste prime religiose passioniste è per voi un invito a credere nel Carisma della Passione e ad essere tutte concordi nel cercare di portarlo avanti nel nostro tempo, sapendo che è possibile, e che questo è ciò che il Signore Gesù chiede da voi. Certamente anche voi dovete affrontare problemi e difficoltà, ma con la Grazia di Dio, con la buona volontà e con la cooperazione di tutti, potrete vivere la vostra chiamata religiosa, come attestano le vostre Costituzioni:
- 4 “Esse sono chiamate, entro la Chiesa, ad essere segno dell’amore di Gesù Crocifisso verso il Padre e verso gli uomini. Contemplano assiduamente il mistero pasquale di Gesù, «la più grande e stupenda opera del divino amore»;
- 6 «In un mondo in cui molti non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano l’intimo e vitale legame con Dio» (GS 19) le religiose della Passione, per grazia speciale dello Spirito, sono chiamate a testimoniare il primato assoluto di Dio (Cf GS 21).
E a coloro che sentono affiorare sempre più vivo il desiderio della ricerca e dell’incontro con Dio, comunicano l’esperienza ed il frutto della loro contemplazione in modo particolare insegnando a tener viva la memoria della passione di Gesù, nei limiti e nello spirito della regola, secondo le varie circostanze ed in uno stile consentaneo alla loro vita contemplativa”
(Regole e Costituzioni Monache CP, Parte Seconda).
La vostra vocazione è quindi fortemente “apostolica”, perché non mira solo alla vostra santificazione, ma alla guarigione degli uomini e delle donne del nostro tempo afflitti dalle moderne “malattie” della superficialità e del materialismo, offrendo loro un itinerario di meditazione della Passione.
A questo riguardo, evidenzio che, da diversi anni, ho visto crescere a Roma (come penso anche in altre città) diverse proposte di “meditazione”, in genere di stampo orientale, buddista, zen, ecc. presentate come fonte di benessere, reintegrazione, rappacificazione. Non so quante persone seguano queste iniziative, ma credo che siano un evidente sintomo del bisogno della gente di oggi (che soffre di ansia e di insoddisfazione, è sempre più “disumanizzata”, violenta, rabbiosa…) di ritrovare la propria identità, scoprire che è amata da Dio Padre, redenta da Gesù Cristo, e per questo, può vivere con fiducia e gioia la propria vita.
Noi Passionisti e Passioniste abbiamo una chiara e forte proposta da offrire ai nostri contemporanei, proprio attraverso la meditazione della Passione, che illumina il presente, donando calma, pace e motivazioni, ma soprattutto ci mette in contatto con la vita di Dio, la vita eterna, conquistata per noi dal suo Figlio Gesù. “Lo stare ai piedi della croce, tenendo rivolto lo sguardo a Colui che sta crocifisso per noi, fa esperimentare alla persona che contempla e fa lutto una pentecoste ineffabile: si sente riversare sopra di sé, sopra la propria casa o comunità, lo Spirito di grazia e di consolazione (cf. Zc 12, 10). E lo Spirito introduce nel mondo del divino. La vita monastica contemplativa vissuta a questo livello è inestimabile, semplicemente sublime”[2].
Che lo Spirito Santo, quindi, animi e guidi queste vostre giornate di ascolto, dialogo e discernimento, perché anche voi possiate rinnovare la vostra adesione alla Vocazione ed essere tra coloro che sperimentano la promessa di Gesù ai suoi discepoli: “in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre”.
Che Maria Madre Addolorata e S. Paolo della Croce, nostro Fondatore, sostengano il vostro lavoro capitolare perché, radicate nell’albero della Croce di Cristo, possiate sempre vivere e testimoniare la Passione di Gesù che è “la più grande e stupenda opera del Divino Amore”.
Amen.
Padre Giuseppe Adobati, CP
[1] cf. Giovanni Maria Cioni Passionista, I primi Ritiri passionisti. Storia delle fondazioni (1737-1796), a cura di Max Anselmi Passionista, Prima edizione, S. Zenone degli Ezzelini (TV), luglio 2011, pp. 306-314.
[2] Cf. Max Anselmi Passionista, Camminerò in semplicità di cuore. Vita e storia della passionista lucchese Gemma Eufemia Giannini. a cura delle Sorelle di S. Gemma, Lucca 2007, pp. 40-4